Nel cuore dell’antica Salerno un raccolto ristorante è stato dedicato dalle patron Mina e Nunzia alla figura del genio napoletano.
Scriveva il poeta romantico Lorenzo Stecchetti: “Il genere umano dura solo perché l’uomo ha l’istinto della conservazione e quello della riproduzione e sente vivissimo il bisogno di soddisfarvi. Alla soddisfazione di un bisogno va sempre unito un piacere e il piacere della conservazione si ha ne senso del gusto e quello della riproduzione nel senso del tatto. Se l’uomo non appetisse il cibo o non provasse stimoli sessuali, il genere umano finirebbe subito. Il gusto e il tatto sono quindi i sensi più necessari, anzi indispensabili alla vita dell’individuo e della specie. Gli altri aiutano soltanto e si può vivere ciechi e sordi, ma non senza l’attività funzionale degli organi del gusto. Come è, dunque, che nella scala dei sensi i due più necessari alla vita ed alla sua trasmissione sono reputati i più vili? Non vergogniamoci, dunque, di mangiare il meglio che si può e ridiamo il suo posto anche alla gastronomia.
Infine, anche il tiranno cervello ci guadagnerà, e questa società malata di nervi finirà per capire che, anche in arte, una discussione sul cucinare, vale una dissertazione sul sorriso di Beatrice. Non si vive di solo pane, è vero; ci vuole anche il companatico; e l’arte di renderlo più economico, più sapido, più sano, lo dico e lo sostengo, è vera arte. Riabilitiamo il senso del gusto e non vergogniamoci di soddisfarlo onestamente, ma il meglio che si può”. E’ questa la pagina introduttiva della terza edizione del più celebre manuale di cucina, “L’arte di mangiar bene” di Pellegrino Artusi, che abbiamo voluto riportare quale augurio e buon viatico a Mina e Nunzia che da circa un anno e mezzo hanno inaugurato, “La cucina di Eduardo”.
Un forte amore per la propria terra fa rilucere lo sguardo di Nunzia, maestra di sala, affiancato da Mina in cucina, una vera maga dell’arte culinaria, coadiuvata dall’aiuto cuoco Gerardo, da sempre dietro i fornelli a “giocare”, inventare, creare nuovi piatti sempre nel segno stretto della cucina povera di Eduardo, credo gastronomico presente in quasi tutte le sue commedie, in cui molte delle scene sono dedicate al pranzo, in cui i personaggi si dilettano a dare spiegazioni sulla preparazione delle pietanze, sulle varie ricette, sino all’apoteosi del ragù in “Sabato, domenica e lunedì”, per cui il pranzo, la cena costituiscono l’incontro, il confronto e lo scontro in famiglia, è il momento in cui tutti i membri di una famiglia si ritrovano e si riuniscono ed affrontano i loro disagi, i loro contrasti, la solitudine, l’incomunicabilità e i rancori. Nabato, domenica e lunedì”acendoucina povera di Eduardo, presente in quasi tutte le sue commedieumerosi i piatti con cui Mina e Nunzia stupiscono il pubblico, sempre coccolato dalla loro innata affabilità, proposti nei loro ricchi menù, sapientemente ed abilmente variati, totalmente ispirati dai nostri migliori prodotti delle nostre terre, che le hanno già portate ad ottenere ottime recensioni da Tripadvisor. Mina e Nunzia non si lasceranno tentare da infedeltà alla tradizione. Sulle tavole imbandite con semplicità non verranno offerti piatti troppo ricercati o necessariamente innovativi: la carta o lo stesso affabile dire di Nunzia, proporrà gustose ricette popolari, approntate al momento, con sincerità e cura.
Le pietanze ricorderanno la cucina semplice inventata dal nostro popolo, base di una gastronomia povera di ingredienti, ma ricca di sapori e di profumi, senza artifizi, gradita a principi, dive e gente comune, il cui segreto è racchiuso nell’umiltà . Il fiore all’occhiello della cucina sono le preparazioni che utilizzano la preziosa biodiversità di ortaggi, frutta e verdura presenti nel territorio, sposati ai formaggi locali freschi e stagionati. La pasta nel ricettario è il trait d’union tra passato e presente ma rigorosamente fresca o di Gragnano, verrà proposta in maniera tradizionale con ricette antichissime di oltre due secoli, come i paccheri al pistacchio e gamberoni o la Norma in melanzana o ancora la tradizionale calamarata, mentre sfarzoso sarà il menù di pesce, tra millefoglia di spada, parmigiana di mare, zuppa di cozze alla tarantina o ancora alici alla scapece, polipo in broccoli, quasi realizzato sulle tracce del guarracino che jeva pe’ mare, la scelta di carne, invece, saluterà in tavola maiale, tagliate, straccetti, filetti di vitello, con la partecipazione dei nostri superbi rossi campani o dei brillanti bianchi. E per chiudere, i dolci casalinghi, fatti secondo le tradizioni della famiglia, quali flan al cioccolato, profiteroles, torta al limone, scomposte, secondo il cimento e l’invenzione del momento.
Si potrà anche capitare da Mina e Nunzia da soli ma, intorno a voi il caldo ambiente, i libri sull’opera del nostro drammaturgo, un buon bicchiere di vino, terranno compagnia, mentre lo stesso Eduardo sul suo balcone, quello di “Questi fantasmi”, assisterà a quel cerimoniale antico, perfetto, silenzioso, che si svolge sotto i vostri occhi incantati e che, tuttavia, non svelerà nessun segreto, la cucina di Mina e Gerardo resterà ermetica e orfica, pitagorica e surrealista come un cibo elargito dagli dei, anzi, da amici di vecchia data, in un momento di generoso affetto.