L’Istituto Italiano di Cultura di Tirana in collaborazione con il Teatro dell’Opera e Balletto presenta il balletto Don Quixote di Ludwig Minkus, con le coreografie di Giuseppe Picone, in scena da domani, sino al 30 maggio, con l’orchestra diretta da Jacopo Sipari di Pescasseroli. In buca tre ragazzi del Martucci Daniele Pisciotta, Carmine Landi e Davide Papa
di OLGA CHIEFFI
Sul palcoscenico dell’Opera di Tirana, ritorna, da domani sera, il Don Quixote, capolavoro musicale di Ludwig Minkus, coreografato da Giuseppe Picone, con la compagnia e i solisti del teatro e in buca l’orchestra diretta da Jacopo Sipari di Pescasseroli, docente del Conservatorio “G. Martucci” di Salerno con tre allievi in formazione, i percussionisti Daniele Pisciotta e Carmine Landi e il trombettista Davide Papa. Il sovrintendente dell’Opera, la violinista Abigeila Voshtina ci ha spiegato il perché del ritorno di questo amatissimo titolo in cartellone: “La scuola di balletto albanese deriva direttamente dall’idea russa della danza. Col passare del tempo e la modernizzazione, che deriva sia dalla mancanza di fondi sia dalla richiesta, da parte del pubblico, di vedere anche altro e allargare il ventaglio di scelta, i teatri hanno ben pensato di passare ai grandi titoli e nomi neoclassici e contemporanei. In controtendenza con la gestione precedente e una sfida anche a me stessa e alla mia incredulità che un balletto di repertorio potesse ancora funzionare quale attrattore di nuovo pubblico, ho voluto mettere su questa splendida produzione, affidandola a Giuseppe Picone, credendo nelle sue capacità ma, soprattutto, stimolando quel sogno che ha mosso tanti giovani ballerini a rischiare tanto, preparando la coreografia in poco tempo.
Il titolo torna dopo ben 23 anni nel nostro teatro, cosa che fa intendere che sarà una “prima” per tutti, corpo e scuola di ballo albanese, orchestra di stato, unitamente agli studenti del Conservatorio di Salerno”. “Quando mi è stato proposto di coreografare questo titolo – ha dichiarato Giuseppe Picone – ho pensato subito alla produzione più bella in assoluto al mondo che ho ballato all’American Ballet Theatre, ovvero quella di Baryschnikov. L’ago della bilancia penderà dalla parte dei momenti danzati di contro a quelli di pantomima, anche perché la musica di Minkus è bellissima e va sfruttata tutta. Mi sono molto divertito a stare in sala ballo con la compagnia, a creare giorno per giorno le coreografie che, ovviamente, rispettano uno stile classico, con, per quanto mi riguarda, quel guizzo contemporaneo, poiché nel 2023, il classico va anche spinto verso un allongé delle braccia nei port de bras e della testa. I primi ballerini sono della compagnia, Adela Mucollari ed Ervis Koceku, sono giovani, molto disciplinati e hanno lavorano sodo, mentre un ruolo su cui ho puntato è il ruolo di Espada interpetrato da Dion Gjinika, ma anche quello di Lucia che ha il volto di Isida Mollaymeri, nella taverna, coppia che va poi a ballare il fandango nel terzo atto. Son due figure per le quali ho creato due variazioni, più lo stesso fandango, e proprio in questi momenti si può riconoscere la mia firma in qualità di coreografo.
Ho creato qualcosa di originale anche per la Mercedes di Elda Longo, devo dire, per la quale ho completamente stravolto la variazione e l’ho fatta un po’ mia, mentre per l’atto bianco ho rispettato la coreografia originale”. “Cervantes crea una straordinaria armonia acustica intorno al suo eroe – ci ricorda il direttore d’orchestra Jacopo Sipari di Pescasseroli – e la musica del libro concorre sia a definire la profondità psicologica dei personaggi, sia a offrire intrattenimento e gioia al lettore. La musica del Chisciotte veicola il decorum di numerosi episodi del romanzo ed eleva lo statuto estetico e morale della sua trama; come dice Sancho alla Duchessa: «Señora, donde hay música no puede haber cosa mala» (parte II, cap. XXXIV). La partitura è un capolavoro di bozzettistica musicale ottocentesca, in cui bisogna stare molto attenti alle esigenze dei danzatori nell’esecuzione, vi anticipo una Kitri spumeggiante, con i 32 fouettes per i quali ha preteso ad un ritmo indiavolato, come anche il manège di Basilio. Non si è sacrificato, quindi, nulla della brillantezza e dell’attraente ritmo voluto dall’autore, né quel fascino dell’esotismo, dove fremiti di flamenco tendono ad esaltare quella spinta passionale che si avverte in ogni evocazione dei simboli musicali tradizionali della Spagna”. Cervantes è solo uno spunto per imbastire una storia d’amore alla spagnola fra due giovani, con l’Eroe sullo sfondo. Il racconto, infatti, scorre su due piani: c’è la “commedia” con Kitri promessa al ricco Gamacho dal padre e decisa a fuggire col barbiere Basilio, e c’è la “storia”, con le tragicomiche avventure di Don Chisciotte che servono a preparare il lieto fine. Se il cavaliere dalla trista figura dà il titolo allo spettacolo, Basilio ne è il vero protagonista.
La ragazza è una dolce astuta volpe, come ce ne sono tante nell’opera, da Serpina a Rosina, da Norina ad Adina. Abbondano le danze di carattere, che preludono alla moda del gran divertissement, dove ha la meglio il coreografo, sulla base di una tecnica rigorosa e plateale, come dimostra il celeberrimo pas de deux, miscelando le giuste dosi per creare quel cocktail ben “stretto”, di successo e piacere.