Nel giorno dedicato al santo del liquor di Bacco, riflettori sull’istituto tecnico salernitano guidato dal dirigente scolastico Carmela Santarcangelo, che vede i propri studenti a produrre un ottimo e vincente prodotto dalla cura della vigna sino alla vendita
di OLGA CHIEFFI
“Nei quadri del Van der Helste sono rappresentati dei banchetti gioviali dove cittadini di tutti gli ordini dello Stato fanno dei brindisi e conversano fraternamente; e son belle figure oneste ed aperte, su cui si legge la sicurezza della coscienza e la nobiltà della vita” Così Edmondo De Amicis avviava a conclusione una sua brillante conferenza la sera del 5 aprile 1880 a Torino, dopo gli interventi di Arturo Graf, Giuseppe Giacosa e Cesare Lombroso, dibattendo il tema del vino. Il nome di Edmondo De Amicis è legato nella memoria di noi tutti al libro “Cuore”, un libro sulla scuola e, oggi, nel giorno di San Martino, in cui “ogni mosto diviene vino”, desideriamo accendere i riflettori su di una scuola che, tra le tantissime attività, sezioni e progetti, ha su 18 ettari distribuiti su tre corpi aziendali localizzati fra Salerno, Battipaglia e Capaccio, due ettari di vigneto a Capaccio in località Gromola.
Vini vincenti i loro con una produzione di oltre quattordicimila bottiglie l’anno, distribuite fra Aglianico e Fiano, Rosato e anche una finissima bollicina derivata dal Fiano, prodotte dai ragazzi sotto la guida attenta dei loro docenti. Vini già premiati agli ultimi concorsi “Bacco e Minerva”, che ogni anno premia le scuole agrarie d’Italia, con il Capoclasse, quindi con lo spumante, Diplomato e quest’anno, la vittoria assoluta con il Pennarossa. Ecco che ritorna l’Edmondo De Amicis del “Cuore” con la sua “maestrina della prima inferiore numero 3, quella giovane col viso color di rosa, che ha due belle pozzette nelle guancie, e porta una gran penna rossa sul cappellino e una crocetta di vetro giallo appesa al collo. È sempre allegra, tien la classe allegra, sorride sempre, grida sempre con la sua voce argentina che par che canti”. Ed il PennaRossa, il vino Aglianico IGT colli di Salerno , prodotto e confezionato dal ProfAgri di Salerno, sembra proprio la descrizione del personaggio deamicisiano, che ha conquistato il titolo di miglior vino del concorso “Bacco e Minerva” portando l’istituto salernitano sugli scudi, ancora una volta.
L’edizione di quest’anno ospitata dal “Basile Caramia Gigante” di Locorotondo ad Alberobello ha fatto giungere le rappresentanze di 35 scuole da ogni parte del Paese. Un vino di alto livello, questo aglianico vincente, che è stato ospite alla stazione marittima, ad “In vino Civitas” ed è stato presentato da una rappresentanza dei loro produttori, German, Gabriel, Giusy e Giuseppe, assoluti padroni di un linguaggio finemente tecnico, certamente inculcatogli attraverso l’esperienza, dei docenti Enrico Barozzi ed Ernesto Buono, l’enologo della scuola. Una affermazione molto importante dell’Istituto, oggi guidato dalla dirigente Carmela Santarcangelo, la quale sarà chiamata a gestire questo importante momento di confronto tra i vini prodotti dagli Istituti tecnici e professionali per l’agricoltura di tutta Italia per l’edizione 2024 di “Bacco e Minerva” che si svolgerà a Salerno proprio al ProfAgri.
Il lavoro dei ragazzi nasce proprio dal vigneto custodito dagli alunni che, sotto la guida dei docenti e del personale tecnico della scuola, si occupano di tutti i processi di coltivazione. Dalla potatura alla legatura dei tralci, dalla gestione della vegetazione fino alla vendemmia, gli alunni sono realmente gli attori principali della produzione delle uve, quindi il lavoro in cantina e i quattro vini in vendita anche al dettaglio, a Salerno e Battipaglia: Fiano Capoclasse, un vino appena filtrato e pronto a fare un grande cammino: dalla sua ha acidità agrumata da vendere, buon corpo, una impostazione sapida al palato e un naso ricco di fiori e di mela, l’Agrosè, da uva Aglianico, dal colore rosa tenue ed elegante, presenta al naso caratteristici profumi floreali e note agrumate, fresco ed avvolgente, al gusto, particolarmente sapido, e ancora il campione, l’aglianico Pennarossa, rosso rubino, con sfaccettature purpuree, delizioso ed espansivo il timbro olfattivo, che rimarca un pot pourri fruttato di sottobosco, unito ad articolati vibrazioni floreali e vegetali ed essenze sapide, e per chiudere la bollicina, lo spumante metodo classico “Diplomato” dal colore giallo paglierino con riflessi verdolini, nel bicchiere, brillante con un perlage fine e persistente, con note agrumate contorniate dai profumi frutta a polpa bianca, in bocca armonioso, cremoso e di buona persistenza. Una scuola del “fare”, questa del ProfAgri, che guarda al futuro con lo sguardo rivolto alla grandissima tradizione italiana e campana, a quel “raggio di sole – descritto da Ibanez – che ha il profumo e l’umore della buona terra e dell’umanità calda e consapevole della nostra “meglio gioventù”.
Fotografie di NICOLA CERZOSIMO