Pubblicato, dalle edizioni Mulph, in questi giorni il metodo per questo strumento che da sempre accompagna i momenti più drammatici e gioiosi della storia dell’umanità
Uno strumento nobilissimo angelico e guerriero è la tromba, che da sempre ha accompagnato i momenti più drammatici e gioiosi della storia dell’umanità, dalla chiesa alla guerra, funerali e matrimoni, hot & blues, squillo e melanconia, un ottone lucente che da sempre è nell’immaginario di tutti noi sin da bambini (“Ecco Parpignol, Parpignol! Voglio la tromba, il cavallin…” (Giacomo Puccini Bohème II quadro), poi il quadro balenante dinanzi agli occhi è sempre quella di un cavallo al galoppo e di un tricolore lacero, squilli impavidi per la carica e giovanile esuberanza, nel presepe sta tra le mani degli angeli, le chiarine suonano al Palio di Siena e i virtuosismi nei concerti e nel jazz, oltre la musica popolare, fanno di questo suono eclettico uno tra i più comunicativi ogni tipo e grado di lettura e cultura. Raffaele Alfano, I tromba dell’ Orchestra Filarmonica del Teatro Verdi di Salerno, ha inteso raccogliere la sua lunga esperienza in tutti gli ambiti musicali in un’opera didattica “Routine” , in libreria per le edizioni Mulph, che possa iniziare il principiante e offrire un valido supporto a quanti intendano, perfezionare e “pulire” la propria tecnica. “ E’ questo un libro – scrive il M° Raffaele Alfano nella prefazione del volume dedicato al padre Carmine e al cugino Pasquale suoi incrollabili sostenitori – realizzato con l’intento di indirizzare quanti lo desiderino verso una “Routine” giornaliera di studio completa. Infatti, esso può essere studiato sia da chi è alle prime armi, sia da chi desidera perfezionare la propria tecnica per affrontare studi, concerti e repertorio orchestrale. Un’introduzione breve e chiara con l’intento di far intendere allo studente il preciso scopo di ogni esercizio, essendo sicuro di supportarlo nella ricerca di una soluzione valida per ogni difficoltà o problema. Mi sono adoperato a comporre degli esercizi che, sebbene possano somigliarsi o essere semplici all’apparenza, hanno obiettivi differenti e specifici. Essi sono stati elaborati nel corso della mia ventennale esperienza da insegnante e da professore d’orchestra, proprio su studenti con difficoltà specifiche o su me stesso quando mi sono ritrovato difronte a passaggi tecnici dalla complessa esecuzione. Gli esercizi si basano tutti sulle sette posizioni in modo da esplorare concretamente tutte le particolarità dello strumento (intonazione, diteggiatura, articolazione, flessibilità sugli intervalli di ampia e diversa altezza, in particolare legati). La varietà di essi ha anche lo scopo di non far annoiare lo studente limitandolo ad eseguire sempre gli stessi esercizi, ma al contrario di sentirsi libero di rendere lo studio sempre coinvolgente ed accattivante alternandone l’esecuzione, in base ai punti che si vogliono migliorare durante la sessione di studio, anche attraverso esercizi in duo, ad esempio. Eseguendo correttamente questi esercizi, lo studente raggiungerà forza e resistenza, migliorando il suono senza sforzare o modificare la propria imboccatura e acquistando buona padronanza di flessibilità e articolazione”.Ma come è giunto Raffaele Alfano a suonare in orchestra e a varcare la soglia del conservatorio da docente? Ce lo facciamo spiegare direttamente dal maestro.
La tromba ha scelto Raffaele Alfano o Raffaele ha scelto la tromba?
“La tromba ha scelto Raffaele, senza alcun dubbio. Mio zio, Antonio Esposito, era il patron del Gran Concerto Bandistico “Città di Fisciano” e nelle formazioni di giro, i protagonisti sono il maestro direttore e il flicorno sopranino, il “flicornino” concertista. Da piccolissimo, zio mi portava in giro con la banda e gli occhi erano rivolti agli ottoni lucenti dei flicorni e delle trombe, ma non azzardavo a chiedere di suonare. Quando zio mi propose lo studio della musica e quello della tromba, fui felicissimo. Mi affidò, così, ad Andrea Santaniello, fratello di Carmine, trombettista e attuale direttore del Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli e di lì ho iniziato il mio percorso di studio”.
Quando e come ti sei accorto che la musica sarebbe stata la tua strada?
“La decisione è giunta subito. Ho iniziato con la banda, ho suonato di tutto, anche la musica leggera, tutto il cantautorato italiano e anche il Rhythm&Blues e sua evoluzione. In una tournée con Ennio Morricone, ci siamo sfidati “after hours”, per divertimento, con il sassofonista Gianni Oddi, su polke, mazurke, tanghi e fox trot, nell’interpretazione del liscio, di cui sono amante e anche ballerino”. Freddezza, passione per un acuto, per un passaggio difficile. Quanto cuore e quanta ragione prevede il mix di Raffaele Alfano?
“Viene sempre prima il cuore, poi la ragione e in ultimo la perseveranza. Prima di un acuto che decreterà, nel pubblico, entusiasmo o avversione, perché è così, puoi aver suonato benissimo sino alla fatidica battuta, ma se stecchi sarai ricordato solo per l’errore, come avviene per i cantanti, un respiro profondo e un sol pensiero che, se sei arrivato sul palcoscenico per eseguire quella pagina, sei in grado di riuscire e andrà sicuramente bene. Nel momento in cui hai pensato tutto ciò l’attimo fatidico è passato”.
La tromba è uno strumento dai mille volti, lirico, sinfonico e non si può non guardare anche al jazz, che ha offerto una svolta tecnica fondamentale a questo strumento.
“Certo, si devono conoscere e praticare tutti i generi. Anche la mia proposta da didatta esplora per intero l’universo trombettistico. D’altra parte ottoni e ance non possono assolutamente esulare dalla musica afro-americana, i cui interpreti azzeccarono subito la fisionomia espressiva e altamente tecnica, di questi strumenti, oltre ad offrire un volto individuale a ciascuno dei tagli”.
In genere, si inizia sempre guardando, ascoltando e cercando di “imitare” i propri modelli, i propri capiscuola, quali i tuoi?
“Ho sempre ammirato Wynton Marsalis, genio proteiforme, forse il trombettista maggiormente rappresentativo di questo inizio del nuovo millennio, virtuoso inarrivabile che sposa le due anime dello strumento, quella jazz e quella squisitamente accademica. Poi, c’è Maurice Andrè la massima tromba classica del secolo breve, il padre di tutti noi. Nel nostro teatro è venuto anche Sergej Nakarakiov, uno dei massimi trombettisti mondiali, ha tenuto due giorni di masterclass, in cui ci siamo potuti confrontare con la sua tromba pirotecnica, nonché col suo flicorno ove mostra uno stile legato sensibile e profondo con un suono meraviglioso”.