La prestigiosa compagine del massimo partenopeo ha inviato una lettera a organi di stampa ed istituzioni, schizzando il profilo della figura che sarà nominata a guidare uno dei massimi teatri d’Europa. I professori esigono un nome di statura internazionale e di comprovata capacità manageriale
Il filosofo canadese Alain Denault mostra le conseguenza della Governance, nel suo libro ad essa dedicata: la politica muore e si muta in “un’arte della gestione”, in quanto tale, priva di ogni registro discorsivo. Se nell’ultimo quarto del XX secolo per descrivere e regolamentare il funzionamento delle organizzazioni e delle strutture aziendali, i teorici delle imprese ricorrevano a un termine che, sin dal lontano XVI secolo, era un semplice sinonimo di governo: “governance”, all’inizio degli anni Ottanta, il termine viene introdotto nella vita pubblica, col pretesto di affermare la necessità di una sana gestione neoliberale dello Stato, caratterizzata da deregulation e privatizzazione dei servizi pubblici. Negli anni successivi, attraverso questo sintagma, si è fatto strada quello che qualcuno ha definito un vero e proprio “colpo di stato concettuale”. La governance, infatti, non è soltanto un termine che indica la necessità di adattare le istituzioni alle necessità e ai desiderata dell’impresa, ma qualcosa di molto più rilevante. E’ un’espressione volutamente indeterminata che esprime la nuova arte della politica “senza governo”, senza quella pratica, cioè, che presuppone una politica dibattuta pubblicamente. Strappato il vecchio contratto sociale alla base di ogni “governo”, la governance inaugura “l’età felice” del management d’impresa e la teoria della tecnica aziendale al rango di pensiero politico. “Non si dice più cittadino ma stakeholder, non si dice più popolo ma società civile, non abbiamo più dibattiti politici ma consensi, non ci sono più politica ecologica ma sviluppo sostenibile, non abbiamo più bene pubblico ma partenariato. E, dappertutto, abbiamo solo dei clienti. All’ospedale, all’università, a teatro, nello sport, ovunque, si è clienti”. Le ricadute sulla vita del singolo cittadino sono per Deneault evidenti: “Il soggetto destrutturato non sa nemmeno cosa sta facendo al lavoro. Questa è la mediocrazia: ci porta a fare quello solo che serve per avanzare socialmente. Se pensate come l’oligarchia sarete premiati, se vi allontanate diventate pazzi o sognatori”. Un meccanismo così potente che porta a non essere quasi più visibili. “L’autocensura – teorizza Deneault – si è spostata nell’inconscio: è a quel livello che viene fatta la negoziazione tra le parole”. “Siamo vicini a un cambiamento – scrive Alain Denault – proprio quando nessuno se l’aspetta più: le persone sentono vicino il momento di riappropriarsi della propria vita e della politica”. E’ proprio questo il giusto passo che hanno compiuto con decisione, ieri, i professori del teatro San Carlo di Napoli, il più bello, il più prestigioso, il centro della musica in Europa dal 1737, in vista della nomina del nuovo soprintendente. La situazione al Teatro di San Carlo è ad un crocevia importante e bollente, con la direzione che si prepara a scegliere, appunto, la nuova guida per garantire stabilità all’ente lirico e al teatro più bello del mondo. Tra i candidati più accreditati ci sono nomi molto noti nel panorama musicale e culturale, ma bisogna sempre tener conto dei limiti d’età. I termini per la presentazione delle candidature sono già scaduti, il mandato del nuovo sovrintendente inizierà inderogabilmente il 1° aprile e il Consiglio di indirizzo della Fondazione è chiamato a fare una proposta al ministro Alessandro Giuli, il quale dovrà dare il via libera finale alla nomina. La scelta è fondamentale non solo per il futuro del teatro, ma anche per la sua reputazione nel panorama culturale internazionale. La situazione attuale del Teatro di San Carlo sembra, infatti, essere caratterizzata da una certa instabilità e necessità di trovare una soluzione sostenibile per la sua direzione. Dopo il controverso episodio che ha visto l’uscita di Lissner e la breve nomina di Carlo Fuortes, ora si punta a garantire una leadership che possa soddisfare le esigenze politiche e culturali del teatro. La manifestazione di interesse rappresenta un passo significativo per raccogliere candidature e valutare diversi profili, ma il Consiglio di indirizzo avrà la libertà di considerare anche altre opzioni, il che apre la porta a possibili sorprese. La sfida è trovare un candidato che possa unire il consenso politico e la credibilità artistica necessaria per riportare stabilità e prestigio al Teatro di San Carlo. Con l’attenzione sia del Comune, della Regione che del Ministero della Cultura, il processo di selezione sarà sicuramente impegnativo e partecipato, poichè avrà ripercussioni significative sul futuro del teatro. Uno scrutinio che salvaguarderà la riservatezza per i candidati, assicurando che le informazioni personali e le manifestazioni di interesse non saranno rese pubbliche e cancellate al momento della nomina. Questo approccio mira a rassicurare i potenziali candidati, prevenendo qualsiasi timore di mortificazione in caso di esclusione dalla selezione. Nella scelta di un nuovo sovrintendente per il Teatro San Carlo, bisognerà considerare l’importanza di costruire relazioni collaborative e di garantire un futuro prospero per il teatro, in un contesto dove la gestione delle risorse è cruciale. L’idea che l’intellettuale tradizionale stia perdendo rilevanza, come evidenziato da Edward Saïd, suggerisce una crisi di rappresentanza e di pensiero critico in un’epoca dominata da esperti e tecnocrati. Tuttavia, la necessità di affrontare questioni globali come il cambiamento climatico e la giustizia sociale rende evidente che ci sia bisogno di visioni e approcci innovativi. Le riflessioni di Giambattista Vico sulla ciclicità della Storia e i concetti di incertezza e imprevedibilità di Edgar Morin invitano a considerare il futuro come un campo di possibilità, dove le idee e le competenze possono ricoprire un ruolo fondamentale. In sintesi, mentre ci si prepara a una nuova fase per il Teatro San Carlo, è essenziale non solo bilanciare le risorse e gestire le finanze, ma anche risvegliare un dialogo critico e creativo all’interno della comunità culturale, necessario per affrontare le sfide del nostro tempo. Buoni auspici che l’orchestra tutta ha fatto propri volendo far sentire alta la sua voce, indirizzando una lettera ad istituzioni ed organi di stampa, con la descrizione di colui che desidererebbero guidasse il teatro e partecipasse la formazione nella decisione dei titoli e della produzione tutta.
“I Professori d’Orchestra del Teatro San Carlo, in questi giorni, leggono insistenti notizie su ipotesi e previsioni di numerosi candidati alla Sovrintendenza del nostro Massimo. La scelta del Sovrintendente è legata a una progettualità gestionale, ma anche artistica, infatti, oggi è facoltà del nuovo Dirigente nominare il Direttore Artistico, che necessita competenze musicali, completezza culturale del settore, insieme alle capacità di relazione con le compagini e la disponibilità nel cogliere le occasioni che il mondo musicale offre. E’ desiderio di noi artisti che il Sovrintendente sia identificato, dagli istituti preposti un nome di statura internazionale, di comprovata capacità manageriale, e che metta al centro dei suoi obiettivi non solo i grandi nomi della lirica mondiale, ma anche le risorse professionali interne alla Fondazione attraverso un piano di crescita artistica che valorizzi l’orchestra, da troppo tempo relegata a funzione secondaria; inoltre si auspica la presenza più frequente di rinomati direttori d’orchestra e di una stagione sinfonica e concertistica capace di far tornare l’orchestra ad essere protagonista della vita musicale partenopea. Nel rispettare gli attuali incarichi dirigenziali conferiti protempore, si ritiene necessario ricostituire ruoli e competenze allo scopo di avere una programmazione articolata, qualitativa e pienamente completa”.