Successo di critica e pubblico per lo showcase del progetto di Amedeo Ariano al teatro Augusteo, il batterista salernitano festeggiato dagli Alma Negra e i Neri per Caso, con un maestro di cerimonia d’eccezione Gegè Telesforo. Una festa voluta dalla “17 Produzioni” di Donatella Notarfrancesco e Chicca Greco che hanno “debuttato” in città con l’organizzazione di questo appuntamento che inaugura una futura programmazione consapevole e prestigiosa.
di OLGA CHIEFFI
All for Amedeo Ariano, venerdì sera sul palcoscenico del Teatro Augusteo di Salerno, per lo showcase del primo progetto del batterista salernitano, il quale con i Deidda Brothers, Dario al basso, Alfonso al sax baritono, contralto e flauto, Sandro al tenore, soprano e flauto, Julian Oliver Mazzariello al pianoforte, Pierpaolo Bisogno al vibrafono e percussioni e il leader alla batteria, ha presentato Afrodance, otto tracce, prodotte dalla GrooveMaster Edition di Gegé Telesforo e Roberto Ramberti. “Un’idea nata durante i lunghi viaggi in cui ci si muove da una località ad un’altra e si ascolta di tutto – ha rivelato Gegè Telesforo maestro di cerimonie d’eccezione, oscurato, però dalla verve e luminosità oro-nero di Sandro Deidda, oramai perfetto in queste vesti – e il ricordo particolare di tracce registrate con il supporto del contrabbassista Luca Bulgarelli, anche fine tecnico del suono e il recupero di questi brani divenuti, quindi, il progetto Afrodance”. Un connubio questo sestetto intriso in primis di amicizia e stima, prima che di tecnica e condivisione di stile e ragioni estetiche, che ha fatto nascere questa registrazione altamente comunicativa e allo stesso tempo complessa e ricercata. Pagine particolari, eleganti, cariche di passione e di valori umani ed artistici, che uniscono il repertorio e l’esperienza di questi musicisti che si conoscono da sempre. Il pubblico accorso in teatro, per questo concerto è stato, così, travolto da un abbraccio sonoro, che ha salutato protagonisti anche due altri gruppi che hanno lasciato e continuano a imporre la propria originale recherche in un panorama nazionale con diversissima e valida offerta, gli Alma Negra e i Neri per caso. Una festa voluta fortemente dalla “17 Produzioni” di Donatella Notarfrancesco e Chicca Greco che hanno praticamente “debuttato” in città con l’organizzazione di questo evento che inaugura una futura programmazione consapevole e prestigiosa. Osservando la linea del progetto è facile accorgersi che ogni brano è un omaggio ad uno specifico contesto culturale vissuto da ogni componente della formazione, nei diversi brani, da Afrodance a Take This Five, McCoy’s Mood, Sweet Memories, Don’t Forget This, Dulce Abuela, abbiamo riconosciuto il senso essenziale del fulmineo unisono di Parker, la ambiguità tematica di Monk o il recupero dell’asciutta, virile melodicità di Mingus, il cool di Dave Brubeck e Paul Desmond, gli accordi sospesi di McCoy Tyner, con quel consapevole gioco d’incastri che solo chi conosce veramente la musica può permettersi, facendo scivolare con parsimonia, senza snaturarle, le caratteristiche degli uni nei temi degli altri. Sonorità lunari per Sweet memories, una intensa ballade, di gusto evansiano, con Sandro Deidda al soprano e Dolce Abuela, con l’intervento dei flauti e di ritmi apparentemente inconciliabili, nel gioco a rimpiattino della melodia, nel continuo, liquido modificarsi degli impasti sonori, sottoposti al vaglio della propria sensibilità. Chissà perché sono rimaste a lungo nel cassetto queste superbe pagine, esempio della fantasia e spregiudicatezza, della emozionante speculazione in musica di un’onda sonora che viene da lontano, che sa scivolare su trame essenziali e swinganti, in particolare della sezione ritmica, densa, pregnante, mai formale, con i fiati a giocare sapientemente con le progressioni armoniche che riescono ad arrotolare come matasse per poi dipanarle con la classe dei melodisti puri. Non poteva mancare la performance di Gegè Telesforo che ha ritrovato Dario Deidda su “My favorite strings”, dall’alto di una sapienza armonica non certo comune. Il concerto è stato aperto dagli Almanegra, che per l’occasione hanno schierato Gino Ariano al basso Rocco Vertuccio alla chitarra e voce, Lucio D’Amato al pianoforte, la sedicenne Emilia Marra alla chitarra e voce, Arcangelo Long John Siano alle percussioni e Carlo Salentino alla batteria. Scotch Blues, Home, Mantra, il classico Soul of a Man e Messed by Cheaten, brani originali, di carattere, essenziali e senza fronzoli: d’altra parte il blues, moderno può esserlo fino a un certo punto, e allora quello che resta sono gli umori di strada, la polvere che si respira e la sensazione di aver camminato tanto alla fine di un ascolto che ci ha portato ben oltre il blues fino al reggae. Rivelazione assoluta la giovanissima chitarrista Emilia Marra, una strumentista già abbagliante, per la potenza e la profondità del suo gesto sonoro, nell’ambito di un lessico tradizionale. Non per ultimi i Neri per caso, che hanno inteso cantare per il loro amico di via Ruotolo, Amedello, Englishman in New York di Sting, con tanto di solo di sax in perfetto vocalese, “A mano a mano” di Rino Gaetano e, naturalmente, “Le ragazze” con la loro inconfondibile eccezionale abilità nel tenere il tempo e la capacità di intrecciare le voci senza appesantirle. Finale con Gegè Telesforo, ispirato Mr.Time il quale, con il suo ironico “Bluesetto Imperfetto”, ha chiuso il concerto, portando tutti noi a “fare parte della scena”, al fianco dei protagonisti e di Amedeo Ariano.