Il capolavoro di Giuseppe Verdi andrà in scena il 20 luglio alle ore 21 nel teatro antico di Plovdiv, affidato alla bacchetta del M° Jacopo Sipari di Pescasseroli e alla regista Nina Naydeva. Tanya Ivanova sarà Aida mentre Khachatur Badalyan darà voce a Radames
di OLGA CHIEFFI
Sarà il Teatro Antico di Plovdiv, costruito durante il regno di Troiano, ad ospitare sabato 20 luglio, ore 21, la rappresentazione dell’ Aida di Giuseppe Verdi. La cavea diverrà scenario naturale, così come è fronteggiata da una scena frontale divisa in due portici sovrastanti, quello inferiore in stile ionico, mentre il superiore in stile corinzio, per la sfarzosa regia che il sovrintendente Dian Tchobanov ha affidata a Nina Naydenova, supportata dal video maker Petko Tanchev e dalla coreografa Mariana Krancheva. Sul podio ci sarà il direttore abruzzese Jacopo Sipari di Pescasseroli, alla testa dell’orchestra e del coro, preparato da Dragomir Yosifov, dell’Opera di Plovdiv, il quale si è ritagliato una vera e propria isola, in questo anno speciale, in cui è ambasciatore pucciniano nel mondo. “ Sono molto felice di ritornare per la seconda volta qui a Plovdiv – ha affermato il M° Jacopo Sipari – per dirigere Aida, un’opera che amo profondamente e che ho avuto l’onore di dirigere qualche anno fa con Kamen Chanev, nel ruolo di Radames, il quale si è spento nel periodo Covid, e il pensiero e la dedica andrà a lui. Ritrovo due grandi voci quali quelle di Tanya Ivanova, nel ruolo del titolo, unitamente a Kiril Manolov che sarà Amonasro, con il quale ho da poco eseguito il Trittico di Puccini e a Radames, al quale darà voce Khachatur Badalyan.
Regia classica e sfarzosa quella della Naydenova, che sfrutta al massimo le caratteristiche del luogo, che non ha nulla a che invidiare al teatro antico di Taormina. Alla bellezza naturale dei luoghi, la regista aggiunge uno studio quasi maniacale sui personaggi. Tra l’altro sono molto legato a questa orchestra molto coesa, con la quale lavoro da quasi dieci anni, in produzioni di ogni genere, ed ho il piacere di ritornare in una città che ha comunque un grandissimo fermento culturale e della quale certamente Dian Tchobanov, mio collega direttore, essendo divenuto sovrintendente dell’opera di Plovdiv è sempre più forte e potente catalizzatore dell’ambiente musicale nazionale”. Aida non è che sia una novità assoluta ma, rispetto ai piccanti aromi del Ballo in maschera e del languore del vicino Don Carlos, matura un diverso modo di aggredire la realtà operistica, la proiezione della luce del timbro, sulle strutture del melodramma nazionale, ovvero l’assunzione d’essa a propellente della drammaturgia. La partitura di Aida, senza abdicare ai parametri consueti della dinamica dell’intensità, è dominata dai riverberi dell’invenzione coloristica sin dall’introduttivo preludio, il che afferma una legge che di questo melodramma sarà in ogni momento fondamentale, ovvero fissare l’empito dialettico dell’azione. Grande valore alla presenza dei legni principali, ovvero flauto, oboe e clarinetto, come il clarinetto basso nel “Già i sacerdoti adunasi”, nell’atto IV, l’oboe penetrante e sensuale nell’ episodio della seduzione nell’atto III e su tutti il flauto nella scena finale della tomba ad evocare le trascorse bellezze per offrirle all’ultimo e più straziante incantamento. Ed ecco, quindi il Verdi parigino, con la sua poetica della memoria, elegante, con quella sua “duplice virtù”, Paolo Isotta docet, in cui pare coesistere in questa partitura, il cedimento alla lusinga del nuovo, o dell’estraneo, per farne un mezzo alla reincarnazione del glorioso formulario del Trovatore e del Rigoletto, da un lato per rendere sapido l’ultima “celeste” follia di un artificio che ha sempre funzione e valore strutturale. Il direttore dovrà ricercare la giusta balance, tra l’artificio ormai arcaico, ovvero il cerimoniale del grand-opéra, utilizzato come fondale alle reminiscenze e ai languori, gli stereotipi della finzione, marcia, coro, ballo, concertato, resi audaci tutti in carta da papiro e quell’inequivocabile segnale decadente degli amori in “solitude” di Aida, Amneris e Radames, nella macchina sonora del trionfo, unica soluzione per poi affrontare l’aura notturna dell’atto III e i perlacei monologhi, indiretti, fino al ritrovamento del dialogo, nella tomba, con la sua melodia circolare, ipnotica, giocata su di un sol bemolle. A supportare la lettura del M° Jacopo Sipari, un cast d’eccezione, che oltre la coppia protagonista, vedrà Elena Chavdarova, nei panni di Amneris, Kiril Manolov, darà voce ad Amonasro, mentre Deyan Vackov avrà il ruolo di Ramphis, Ivaylo Dzurov sarà il Faraone d’Egitto, Dimitrina Kechedzhieva, la sacerdotessa e Boris Kuchkov l’Araldo. Ci sarà replica al teatro romano per questa Aida il 30 agosto, con qualche cambiamento in nel cast, a partire dal podio che saluterà la direzione del kazaco Abzal Mukhitdinov, della protagonista Aida, che avrà la voce di Evgenia Ralcheva, mentre il suo Radames sarà Ivan Momirov, Maria Radoeva sarà Amneris e a completare il quartetto il baritono Carlos Almaguer, nei panni di Amonasro, mentre il Faraone, sarà Bozhidar Bozhkilov.