Tanta musica in città oggi in contemporanea in conservatorio alle ore 19, con ospite Saverio Tasco per il cartellone diretto da Paolo Cimmino e in Santa Apollonia le arpe di Antonietta Lamberti e Martina Landi, il Grieg di Pasquale Picone e Lorenzo Ginetti e l’oboe di Pietro Avallone con Volpe al pianoforte
C’è musica in città e la si vivrà, oggi, purtroppo, quasi in contemporanea con la IX edizione del Festival di Musica da Camera in Santa Apollonia, alle ore 18 e la VII edizione del Festival di Percussioni Ritmi di Festa in Città nell’aula n°38 del Conservatorio “G.Martucci”. Ieri sera al Martucci eccezionale performance a cominciare dal duo composto da Giuseppe Albertini ed Alessandro Ceglia, con 2+1 di Ivan Trevino, una vera e propria danza intorno alla marimba, come lo è stato anche Khamsin di Emmanuel Sejourne, con il quale abbiamo attraversato il deserto egiziano, tra vento e toni ispirati ai colori del loco e le macchine con nacchere a schizzare il quadro, As one e Dance of the Drums di Gene Koshinski, il primo un duetto impegnativo con configurazioni identiche sulla marimba e percussioni multiple a completare e i secondo un vero e proprio augurio per tutti i ragazzi con cassa al centro e tutto il fascino delle percussioni, che ci ha fatto balenare un ricordo ovvero quel A Drum Is a Woman è un’allegoria musicale di Duke Ellington e Billy Strayhorn che racconta la storia di Madam Zajj, la personificazione del ritmo africano e Carribee Joe, che ha le sue radici nella giungla con i suoi tamburi. A seguire il maestro ospite un marimbista sopra le righe che Claudio Santangelo, il quale si è presentato col suo ensemble, composto da Giorgia D’Angelo, Viviana Garbetta, Giuseppe Corsaro e Lorenzo Spadaccini, attaccando Rosebush di Paschal per marimba alla quale ha aggiunto casse argentine e hi-hat, passando quindi per una sua composizione in duo col vibrafono, una pagina di fresca e carezzevole, invenzione e creatività. Homenaje ad Astor Piazzolla con un medley dei suoi brani più amati da Histoire du tango sino a Escualo e Libertango, vivificati dal cimento e dall’invenzione dei percussionisti sempre in duo col vibrafono, nonché dalla propensione trasparente per un eloquio diretto, in cui la perizia strumentale prevale sullo scavo concettuale e sulla transidiomicità del repertorio tematico, la forza propulsiva del sentire argentino, quella ripetizione ossessiva in progressione, di alcuni temi, quasi a voler significare che il normale spettatore deve ascoltare più volte quella particolare espressione musicale prima di poterla gustare, simbolo di quel popolo che si è messo finalmente in moto, in “Viaggio”, con la sua musica, il suo simbolo, il “Mito” del tango che allora nasceva. Finale con Vulcano, brano originale di Claudio Santangelo che ha ritrovato l’intero ensemble. Anche qui interessante il gioco delle dinamiche sonore, con silenzi repentini e crescendo fino al fortissimo, fino al finale d’effetto che richiama le atmosfere dell’esplosione e dell’eruttazione lavica. In questo festival non è mancato l’incontro su “Le percussioni nel mondo del recording” con Alfredo Capozzi, di Musikattiva, il ci ha introdotto, anche attraverso interessanti test, ad un mondo particolare che sarà il futuro della musica, ma che non potrà mai sostituire il sentire del percussionista. Un messaggio riassumibile in “emozionarsi”, termine che ha nel suo etimo “motus”, sempre dinanzi al soggetto, e che ritroviamo in un’affermazione di Roger Caillois, raccolta nel suo “Vocabolario estetico”, datato 1946: “ Ecco, dunque, ciò che manca e delude nell’ordine della meccanica, come in quello della natura: l’assenza dell’uomo, di quell’inquietitudine che lo fa esitare e tremare per la sua opera”. Oggi ci saranno a parlare alle ore 19, la Signora Francesca Papalino, madre del giovane percussionista Antonio Senatore, allievo del Maestro Paolo Cimmino, che ci ha lasciato già da un anno per un incidente in motorino, sulla Sicurezza Stradale, unitamente a Sonia Fusco e Maria Vitiello, prima di ascoltare la Suite percussion ensemble con gli allievi percussionisti con Paolo Cimmino director, che cominceranno con Millenium Bug, per passare poi alla seconda Suite inglese in la minore, BWV 807 di Johann Sebastian Bach, che porrà in luce il suono affascinante della marimba, prima di ascoltare l’estate di Antonio Vivaldi, ovvero di colui il quale andando a morire a Vienna,, consegnò le chiavi dell’estro e della brillantezza italiana alla musica tedesca. “Dimension for tambourine” di Julie Davila, un pezzo arrangiato per sette tamburelli che esplora e rivelerà un ventaglio di sonorità e timbri di questo strumento, per chiudere con Escape di Worden. Negli anni si sono fatte riflessioni sulla forma del recital di percussioni e più in generale sul concerto di musica contemporanea per rinnovare la mente, la parola, la presentazione. Allo stesso modo l’importanza del gesto musicale resta fondamentale e le percussioni continuano a brillare in tutto il mondo, attraverso le loro missioni che sono: creazione, diffusione, ricerca, sperimentazione e formazione, attraverso il maestro percussionista ospite che sarà Saverio Tasca e con un programma di musiche originali alla cui esecuzione parteciperanno anche i maestri Cimmino, Basile e Pisciotta. Non solo percussioni ma il centro storico di Salerno continua ad essere sede di grande musica col Festival di Musica antica che è stato inaugurato da un duo in ascesa, quale è quello composto da Alberta “Betty” Niglio al flauto e Luca Battipaglia alla chitarra, tra Castelnuovo-Tedesco, Franco Margola e Astor Piazzolla , virtuosismo e sensualità, bel suono e complicità d’intenti, per un duo scopertissimo, che ha dovuto far i conti con la spazialità e l’umidità della antica chiesa. Stasera saranno di scena le arpe di Antonietta Lamberti e Martina Landi, le quali si cimenteranno con le Mariposas di Fabrizio Francia e Raga op.41 di Caroline Lizotte, opere dalla non facile tessitura ed esecuzione. Ribalta quindi per il violinista pasquale Picone e il pianista Lorenzo Ginetti che proporranno al pubblico del festival la Sonata di Edvard Grieg in do minore n°3 Op.45, di straordinaria freschezza dell’invenzione melodica, finezza del linguaggio armonico, e il ruolo portante del tematismo quale costante riferimento alla musica popolare scandinava come fonte inesauribile di ispirazione. A rompere il dominio apollineo delle corde, sarà l’oboe penetrante, dionisiaco di Pietro Avallone, che in duo con il pianista Alessandro Volpe, eseguirà la sonata di Francis Poulenc. Il primo movimento, Elégie (Paisiblement, Sans Presser), è pervaso da una profonda serenità, con il movimento si chiude nell’atmosfera pastorale d’apertura. Il movimento centrale, Scherzo (Très animé), è caratterizzato dalla brillante scrittura pianistica, un chiaro riferimento a Prokofiev. Il movimento finale, Déploration (Très calme), in assoluto l’ultima composizione di Poulenc, è pervaso da un senso di profonda calma, sembra quasi un commiato; in esso si avvertono gli echi della sua produzione sacra.