Questa sera, alle ore 22,30, nella Galleria Camera Chiara di Armando Cerzosimo, finissage del tributo dedicato al fotografo a sei anni dalla scomparsa.
“Una Nascita o una Morte? Vi fu una Nascita, certo,
ne avemmo prova e non avemmo dubbio. Avevo visto nascita e morte,
ma le avevo pensate differenti; per noi questa Nascita fu
come un’aspra ed amara sofferenza, come la Morte, la nostra morte”.
di OLGA CHIEFFI
“Per me è stato come il Natale – ha affermato Filippo Fundarò – poter scegliere, insieme ad Armando Cerzosimo, le immagini per questo tributo a mio fratello Ciro, farle dialogare allo scopo di permettere ai fruitori di riuscire almeno a sfiorare l’uomo, il carattere, il fotografo e la sua essenza, le sue ragioni estetiche, l’istinto”. Le parole di Filippo ci hanno ricordato i versi di Thomas Stearns Eliot “Il viaggio dei Magi”, un viaggio irto di ostacoli, coraggioso, pathico, quello descritto nella poesia, così come quello di Ciro, il quale di cui attraverso la fotografia, si è liberato, vivendo la passione, la morte e riconquistando così la vita vera, il linguaggio di nascita, l’immortalità. Un percorso che hanno affrontato gli organizzatori della mostra, Filippo e Armando, insieme a Green Pino, Angelo Soldani e Doddo D’Ambrosio, la riflessione sul titolo, l’Illusione dell’Ombra, di cui questa sera, alle ore 22,30, verrà vissuto il finissage, ha fatto rivivere l’uomo, sulle tracce di una filosofia dell’emozione vissuta, di una pathosofia come “sapere del senso” volta, contro l’evidente deprivazione emozionale che ha il suo fondamento nell’illusione della ricerca di un senso della vita nelle cose in-differenti e non, piuttosto, nell’evento del sentire, nell’emozione vissuta. Ecco, allora che ci siamo ritrovati in tanti, ad alzare gli occhi verso l’antica volta a botte che ha accolto la proiezione del video, inaspettatamente ritrovato, in cui Ciro e Armando raccontano la loro scelta di vita, il loro segno fotografico. Antinomie, positivo, negativo, solitudine, socialità, bianco, nero, la luce e l’ombra, di modo che l’aumento dell’ombra possa essere l segno di una luce che arriva, tra metodo e caos, il cielo e l’abisso, la consapevolezza di noi tutti, dal padre Gaetano a chi ha incontrato l’ eclettico obiettivo di Ciro, da Yari Gugliucci al maitre de ballet Francesco Boccia, da Marco Russo a Massimo Bignardi, da Antonia Grimaldi a Bruna Alfieri e Marco Vecchio, che non c’è mai una fine. In un’immagine ci saranno sempre nuovi “puncta” da immaginare, come nuovi sentimenti da cogliere: “purificandoli” – per dirla con John Coltrane, dalla parte dei fotografi – potremo vedere allo stato puro, ciò che abbiamo scoperto, cosa siamo. Ma, per farlo, e donare a chi guarda l’essenza, dobbiamo continuamente pulire lo specchio.