Riflessioni all’indomani delle celebrazioni del mezzo secolo della galleria Il Catalogo.
Salerno città della cultura, città di pittori, architetti, fotografi, ceramisti, scultori, da qualche anno anche riuniti in una risonante e ridondante biennale cittadina. Mostre in ogni loco, sale, bar, caffè, con una stampa tuttologa che avalla, intervista, lancia e sottolinea, al di fuori di ogni canone etico ed estetico ( ricordiamo che nell’antichità i due termini erano inscindibili) ogni segno, immagine o sgorbietto concepito ed esposto, creando falsi miti, illudendo artisti e, in primis, il pubblico. Si parla spesso di “critica d’arte”, di recensioni critiche, di un percorso storico e artistico che si intraprende quando si parla di un artista e del suo lavoro. Ma che cos’è la critica d’arte? Nel corso del tempo, specie nel mondo contemporaneo, è stata spesso falsata la sua formulazione, arrivando a non concepire la “critica d’arte” come un sistema che ha tuttavia affermato (e formato) l’opinione generale. Discutere e valutare l’arte visiva è la base principale della disciplina critica per fare in modo di offrire in maniera obiettiva una nota, possibilmente su base razionale, e senza altri fini di “scuderia” o “vetrinetta”, per apprezzare e valutare lo stato dell’arte.
Il critico d’arte è spesso confuso come un semplice opinionista che discute del lavoro altrui, ma in realtà supporta e conferma, con basi comparative e storiche, il lavoro di un artista. Se un lavoro artistico “parla” agli occhi, un testo critico dovrebbe aprire la mente e accompagnarla, senza superare l’opera. I fruitori di mostre ed eventi artistici, vernissage e finissage, possibilmente impreziositi da succulenti buffet, non si accontentano solo di far naufragare il proprio sguardo tra le forme e i colori, ma hanno bisogno di capire cosa si vede attraverso le parole e la descrizione che ne segue, per mezzo del punto di vista di colui il quale dovrebbe comparare e conoscere la storia, di chi riesce a collegare le persone e i percorsi affrontati sia dell’artista che di altri che lo hanno preceduto. Ed ecco che il pubblico delle mostre spostandosi in ogni dove a patto che sia ben divulgato, si pone l’animo in pace, attuando la proskynesis al Totem della Cultura, portando ad attribuire il preventivo assenso a coloro che gli vien detto incarnare tale obelisco. Venerdì sera, giustamente gran folla alla Galleria Il Catalogo per i suoi cinquant’anni, un po’ intervenuta a far ala al governatore della regione Campania Vincenzo De Luca, altri perché effettivamente hanno seguito l’inarrivabile percorso voluto e difeso da Lelio Schiavone, dall’’80 supportato da Antonio Adiletta, che ha attraversato gli anni più fulgidi del secolo breve, portando a Salerno i suoi protagonisti.
Abbiamo abbracciato Angelo Trimarco, attraverso i suoi rallegramenti, Giorgio Napolitano, otto anni fa da Presidente a Salerno, ove trovò sulle mura del Catalogo proprio il segno di Mario Carotenuto, gli Andria, i Tozza, i Volpe-Amarante, i ragazzi di quel 1968 Bruno Fontana, Enrico Marano, Maria Teresa Messina, e ancora i Salemme, i Trotta, con loro Diego De Silva, il quale ha donato un suo scritto per l’invito di questa mostra celebrativa, che ha legato, ancora una volta, il nome della galleria a quello del pittore di Tramonti, ad un anno dalla scomparsa. Capannelli politici nello spazio antistante la galleria, con il sindaco Enzo Napoli, il presidente della Società Campana Beni Culturali Antonio Bottiglieri, il consigliere regionale Franco Picarone, unitamente al neo-presidente della Fondazione Filiberto Menna, Claudio Tringali, una scelta del Comune di Salerno, dal quale, dopo il bagno di folla nel giorno della riapertura della storica sede della Casa del Combattente, siamo in attesa della lista dei nomi degli artisti e studiosi che andranno a comporre il comitato scientifico.
Omaggi, promesse, ricordi, mentre si avviava una colletta, quasi porta a porta, da parte di Paola Capone, la quale ha guidato la catalogazione, realizzata da Francesca Adiletta, oggetto della sua tesi di laurea, dell’archivio della galleria, immagini, epistole, documenti, oltre mille reliquie raccolte e gelosamente conservate da Lelio, per poter stampare questo volume, che a nostro parere, le varie fondazioni cittadine che sovvenzionano la Cultura, il comune, l’ateneo salernitano, che tanto deve a questa galleria, se pur privata, ma parte inconfutabile del tessuto cittadino, dovrebbero far proprio.