di OLGA CHIEFFI
Amicizia e servizio, questi sono i due termini chiave del Rotary. Lo abbiamo toccato con mano nel salone del Mediterranea Hotel dove si sono svolte le celebrazioni per il ventennale dalla fondazione del “Rotary Club Salerno Duomo”, inaugurate da un concerto offerto dalle eccellenze del Conservatorio di Musica “G.Martucci” di Salerno, premiate dal club, una tradizione che si rinnova da tre anni, grazie ai buoni offici del past-president Alberto Cerracchio, membro anche del C.d.A. della massima istituzione musicale cittadina. Raffaele Parlato, attuale presidente del Club, ha indossato lo storico collare in questa serata, sul quale sono affissi i nomi di tutti i suoi predecessori,i quali si sono alternati alla guida del club e che hanno, attraverso le loro opere, contribuito al prestigio ottenuto tra i cittadini, che hanno sotto gli occhi i traguardi raggiunti in questo non breve lasso di tempo: Carlo Pirfo, Vincenzo Caso, Bernardo Baldassarre, Franco D’Elicio, Giancarlo Baratta, , Caterina Petronella, Alfredo Marra, Giovanni Sabbato, Matteo De Roberto, Francesco Dente, Giovanni Langone, Canio Noce, Pacifico Marinato, Maurizio Fasano, Natalino Barbato, Michele Pellegrino, Giuseppe Cimmino, Alberto Cerracchio e Vincenzo Abate. Tanti gli aneddoti, a cominciare da quello di Carlo Pirfo il quale ha ricordato come le prime riunioni avvenissero nello stile della Carboneria, per pensare la sera cosa fare l’indomani, quindi scambi di cimeli con il PastGovernor Giuseppe Esposito, il quale ha donato al Club Rotary Duomo il labaro del suo anno di governatorato con il motto:” Seminando i semi dell’amore” e gli attestati offerti a Pasquale Petronella, past President del “Rotary Club Salerno”, il quale battezzò la nascita di questo club e al Past Governor Giuseppe Esposito. Quindi è stato il momento dei saluti del Governatore del “Distretto Rotary 2101”, Alessandro Castagnaro, porti dall’Assistente Fabrizio Budetta, prima del discorso conclusivo di Raffaele Parlato.
“Il Rotary Club Salerno Duomo da molti anni – ha iniziato il Presidente – nell’ambito dei suoi progetti internazionali, è vicino all’ Etiopia, all’Ucraina e all’Honduras, dove è stato dato contributo alla scolarizzazione di bambini e dove è in corso un complesso cronoprogramma per la realizzazione di un acquedotto in una parte delle zone più povera di questa terra, la cui popolazione per approvvigionarsi di acqua, deve compiere estenuanti tragitti a piedi. In questi anni ogni socio ha portato il suo prezioso contributo dedicando il proprio tempo, le proprie competenze e il proprio saper fare, per entrare con garbo ed efficacia nella vita delle persone che ci circondano. L’incontro di questa sera rappresenta un momento di riflessione e la storia del club e deve essere di ispirazione per il futuro. Abbiamo vissuto venti anni di cambiamenti profondi, di crisi economiche, sociali e quindi sanitarie con l’avvento del covid, nonostante tutto, il club è stato sempre al passo con i tempi in cui opera e vive il club. Il triennioappena concluso è stato funestato dall’epidemia ed il tempo rallentato dai ripetuti lockdown il club. Il club in questi anni presieduto prima da Pino Cimino, poi Alberto Cerracchio e da Vincenzo Abate ha attenuato i disagi di tante famiglie. Ispirandosi alla campagna “End Polio Now” che ha consentito di debellare la polio dal continente africano, il club ha realizzato un centro vaccinalenegli spazi della Parrocchia S. Eustachio Martire che con il duro lavoro dei volontari rotariani, dei rotaractiani e del personale dell’Asl di Salerno, ha apportato una verticalizzazione dell’operatività inaspettata ed imponente. Il club è Padrino orgoglioso del Rotaract Salerno Duomo che, come la stellina ricamata sul nostro labaro, brilla di luce propria.
Il Rotary crede nell’importanza di sviluppare la nuova generazione di leader”. La musica è alla base e ai vertici dell’educazione platonica, degli uomini d’oro, di quell’utopia che ritroviamo ne’ La Repubblica. Nel Fedone leggiamo “O Socrate”, diceva, “componi ed esercita musica”. E io, allora, quello che facevo, codesto appunto credevo che il sogno mi esortasse e mi incitasse a fare; e, alla maniera di coloro che incitano i corridori già in corsa, cosi anche me il sogno incitasse a fare quello che già facevo, cioè a comporre musica, reputando che la filosofia fosse musica altissima e non altro che musica io esercitassi”. In apertura di serata si è, quindi, svolto il concerto di premiazione degli allievi del Martucci, selezionati dal Maestro Fulvio Artiano, che, siamo certi, intraprenderanno una brillantissima carriera. La performance è stata inaugurata dall’iridescente rullante di Salvatore Di Gregorio, allievo di Maria Grazia Pescetelli, presente in sala, con uno dei soli più intensi dedicati a questo strumento, “Asventuras” di Alexej Gerassimez, una vera e propria fatica d’amore l’esecuzione del solista. E’ solo un ragazzino Pietro Amato, il fagottista che ha interpretato, accompagnato dalla pianista Sabina Mauro, l’Andante e Rondò Ongarese, Opera 35 J.79 di Carl Maria von Weber, pagando solo un minimo tributo alla stanchezza, sia per l’estremo virtuosismo della pagina sia per lo strumento in sé, nel finale, ma nel quale già intravvediamo un sicuro solista.Ancora verde il Wieniawsky del violinista Pasquale Picone, del magistero di Stefano Pagliani.
Se lo abbiamo applaudito nei soli della I Sinfonia di Brahms la sera precedente, ci vorrà il giusto periodo di studio per poter emanare gli effluvi sulfurei del secondo concerto per violino e orchestra: nelle arti, che hanno il potere di bruciare l’istante, tempus non fugit. L’eccellente arpista Antonietta Lamberti ha eseguito il brano di Henriette Renié “ Legende d’apres Les Elfes de Leconte de Lisle, squadernando tutta la spettacolare e sorprendente varietà di suoni e di possibilità espressive dello strumento, creando quella espressiva misteriosa, spesso cupa, drammatica aura del brano che appartiene alla poesia a cui è ispirato. Ludovica Ventre e il pianista Davide Cesarano hanno potuto fare solo duo per donare “Elegie” in Do Minore op.24 di Gabriel Faurè, orfani della violinista Bianca Agostini impegnata nella Aida del centenario all’Arena di Verona, allievi della classe di musica da camera dello stesso Fulvio Artiano. Bel suono per quel lamento espressivo del violoncello, dal grande potere di fascinazione, sostenuto dagli accordi funebremente ribattuti dal pianoforte, che ha stregato il pubblico in sala. Finale affidato al pianista Samuele De Stefani, con tre preludi dell’Opera 11 di Alexander Scriabin, eseguiti con interessante fraseggio, leggerezza, piglio e classe. Applausi per tutti, momento conviviale e brindisi, tra incontri e feraci e fausti ritrovamenti.