Sabato sera, pubblico eterogeneo per i Vaskom, ospiti del locale punto di riferimento del Rock all’italiana, con un tribute dedicato alla infinita carriera di Vasco Rossi, in attesa di vederlo qui a Salerno
di OLGA CHIEFFI
Non ha rughe la musica, la parola, il ritmo di Vasco Rossi: elemento fondamentale è il mito della spontaneità: “le mie canzoni nascono da sole / vengono fuori già con le parole”, proclama il cantante in “Una canzone per te”. Nei testi rock classici il grezzo è preferito al raffinato, l’immediatezza all’artificio; rispettando una retorica dell’antiretorica, la compagine linguistica tende a presentarsi il più possibile come lineare, semplice, naturale e – ancor più – istintiva, viscerale, vitalistica, scrive Antonelli. Ne abbiamo avuto prova sabato sera in una affollatissima Tana del Blasco, locale di cui ha le redini ben salde tra le dita, la Signora Barbara che non manca di avere un sorriso per quanti intendano trascorrere una serata in allegria e aggiungeremmo anche con uno sguardo alle proprie spalle, al proprio vissuto, con tribute band che spaziano, appunto, dal Blasco agli 883, o alla New Bagaria Band o ai Via Toledo, in un cartellone che riesce ad accontentare una piazza veramente ampia. E’ noto che Vasco non è semplicemente un cantante, ma un artista che ha tatuato emozioni e vibrazioni nell’anima, trasformandole in un vero e proprio stile di vita, dall’iniziale bruciare in negativo l’istante alla svolta cult degli ultimi lavori. Vasco, attraverso i Vaskom, una cover band capitanata dalla voce di Roberto Senatore, il quale sa andare oltre la semplice imitazione del Blasco, i movimenti, certo parlato, sostenuto da Matt Esposito alla batteria, Michele Masullo al basso e cori, Enrico Leo, tastiere, cori e programmazioni, Vincenzo Manzi e Fabrizio Ruotolo alle chitarre, ancora una volta, ci ha invitato a porre in discussione la certezza, la verità, la casa, le proprie radici per rimettersi sempre in gioco, per vivere nello spazio, senza misure, del mondo, ad armarci e partire per la giusta causa, anche se utopica. Con la sua filosofia, Vasco può dirsi un anarchico dell’esperienza, per lui la vita è come la ripetizione di un gioco. L’indefinitezza spaziale in cui si svolge il suo movimento del peregrinare, si risolve ogni volta nella totalità dell’istante. L’istante di Vasco è infinito, il suo istante brucia il tempo, il suo destino umano resta sospeso all’aorgico, e, per conseguenza, il confine tra gli opposti logici che delimitano in ogni momento la possibilità stessa di pensare ragionevolmente (possibile-impossibile, visibile-invisibile, vero-falso, male-bene, sapienza-insipienza, senso-non senso, si-no, verità-finzione), resta infinito, indecidibile e indeciso. Sulle tracce dell’anti-eroe Vasco, l’ascoltatore crede, forse, raggiungere la gloria, affrontando con lui la grande impresa, attraverso le antinomie in lotta, risultare vincente, in grado di guardare oltre la società reale in quell’ avvicinarsi, tendere, aspirare continui, a qualcosa che sempre mancherà, che non si ottiene, anche se questo vorrà dire, forse, essere scambiati per pazzi, ma almeno non si avrà rinunciato ad essere paladini dell’ideale, dei portabandiera di un sogno per il quale varrà la pena battersi, fino alla fine.
Terminato il concerto dei Vaskom, che si sono presi cura dei tanti vascomani presenti, e naturalmente in attesa dell’originale, con il repertorio eseguito maniacalmente e magistralmente, con una costante ricerca di versioni musicali e arrangiamenti live proposti nel corso della lunghissima carriera del Vasco nazionale, via alla consolle con l’euforia di Anghel Tnt e del Mike Megaro DJ resident, per accontentare i tanti “febbricitanti” del sabato sera. Tra i volumi full dell’impianto, il Maestro Antonino D’Ambra, grande assente alla premiére di Manon Lescaut del Teatro Verdi di Salerno, ha indetto una due giorni di festeggiamenti per il suo genetliaco. Niente sforzati degli archi, note filate e disperazione e per la notte d’attesa suoni rock tra rabbia e dolcezza, grinta ruspante e un po’ incosciente di Vasco Rossi, proprio nella tana del Blasco. Ma “L’arte nel suo mistero le diverse bellezze insiem confonde” e rimetteremo presto il Maestro in riga, aspettando quel tempo, tra i più pirotecnici dei giuochi augurali e tante “Bollicine”.